JJ AESCHLIMANN
Consigliere Comunale Città di Lugano
Vice-capogruppo
Membro della Commissione dell'edilizia
Candidato al Consiglio di Stato del Cantone Ticino 2023
“Siamo per una politica Liberale e ci impegnano per la responsabilità individuale, la competitività e delle finanze pubbliche sane.”
Idee Consiglio di Stato 2023
Care amiche e cari amici liberali,
Audentes fortuna iuvat. La fortuna aiuta gli audaci. Sapete già che amo molto questo motto – anche perché ripeterlo nella sua versione originale, in latino, mi permette sempre di vantarmi un po’ del fatto che ho studiato.
Eh sì. Prima dello sport ero lanciato verso una carriera di studio. La mia strada puntava in una direzione molto chiara. Come sarebbe accaduto più tardi nella mia vita, molte altre volte, io però ho scelto una strada più rischiosa.
Non è stato facile farlo capire in famiglia, ma ringrazio ancora oggi i miei genitori, che mi hanno sostenuto quando ho deciso di puntare tutto sul gioco dell’hockey – e lasciare da parte il percorso liceale, quando ero già a metà dell’opera.
Ogni tanto mi capita di ripensare a quel momento di svolta personale. Ripenso al fatto di avere ascoltato la voce interiore, che mi invitava a rischiare. È una scelta che non rimpiango mai.
Volevo scriverlo anche nel mio biglietto di auguri per le feste, ma la frase alla quale avevo pensato me la sono tenuta per oggi – «Il segreto della felicità è la libertà e il segreto della libertà è il coraggio».
Questa è una parte della mia storia. La verità però è che il Ticino resta pur sempre la terra del «vola bass e schiva i sass». Siamo, e permettetemi di usare il plurale, siamo pur sempre un Cantone di gente alpina. Nel nostro DNA ci sono i ritmi immutabili della natura.
Non nasciamo con davanti agli occhi un oceano da esplorare, ma in un giardino di cui dobbiamo prenderci cura, seguendo il ritmo delle stagioni. La prima risposta del buon ticinese, per natura, è che non conviene cambiare le cose, perché «a s’è sempar fai inscì».
Questi sono luoghi comuni, certo, ma come tutti i luoghi comuni non sono mai del tutto… fuori luogo. Sapete bene che in noi c’è una diffidenza naturale verso il cambiamento – che si parli di criptovalute, di tecnologie per l’agricoltura e per produrre energia, o del modo di insegnare le lingue ai nostri figli.
Una politica che voglia il bene del Ticino, a lungo termine, deve avere il coraggio di mettere in discussione questa identità ereditata. Dobbiamo trovare dentro di noi, o magari ritrovare dentro di noi, il coraggio di rischiare, se vogliamo costruire un futuro di prosperità.
Io sono forse uno degli ultimi arrivati in questo gioco, e non faccio mistero né delle mie forze né delle mie debolezze – quello che forse ho in più, rispetto ad altri, è la fame di chi ha tutto da dimostrare. D’altra parte, non mi sento in svantaggio rispetto a nessuno.
Come dicono nel sud Italia, «nessuno nasce imparato». La vita personale è un lungo apprendistato, e la vita di un politico lo è ancora di più. Nessuno può dire seriamente di conoscere tutti i temi di cui si occupa nel XXI secolo uno Stato, in un contesto complesso come quello della nostra Svizzera.
La forza della democrazia diretta, però, è proprio questa: che siamo migliaia di «dilettanti illuminati». Siamo un’intelligenza collettiva, alla quale partecipano persone di buona volontà.
Persone che, dopo avere realizzato qualcosa nella vita, vogliono restituire alla comunità una parte della loro esperienza – e soprattutto vogliono ascoltare chi ha qualcosa da chiedere o proporre. Per questo sono qui stasera fra voi e per questo farò campagna nei prossimi mesi.
«Coraggio di rischiare» sarà la mia parola d’ordine. Per me, questo significa prendere le decisioni che servono per garantire il nostro benessere, anche in futuro.
Il problema è che, negli ultimi settant’anni, la Svizzera e il Ticino si sono abituati a uno standard di vita che per miliardi di persone nel mondo è pura fantascienza.
Uno standard di vita che non è lo stato di natura – e lasciatemelo dire: se il lupo suscita emozioni così forti in noi, è perché ci ricorda proprio questo. Che il mondo è un posto pericolosissimo per noi esseri umani – e che quando non è pericoloso è solo per merito del nostro lavoro.
Il nostro benessere non sarà mai conquistato per sempre, e non dovremmo mai considerarlo scontato. Bisognerà sempre continuare a spendere e a investire risorse – come sa bene ogni imprenditore di successo.
Il coraggio di rischiare non è un lusso, ma una necessità. Ne abbiamo bisogno per evitare di perdere ciò che i ticinesi di ieri hanno conquistato, e che noi – ticinesi di oggi – abbiamo il dovere di consegnare ai ticinesi di domani.
Coraggio di rischiare significa che dovremo imparare, o reimparare, a «volaa alt». Significa che dovremo ripensare ciò che deve essere ripensato – dalla scuola, che è ancora quella dell’Ottocento, fino alla nostra politica economica. I temi non mancano.
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Ci serve il coraggio di rischiare per assicurarci energia in abbondanza, sempre più pulita. Energia per continuare a crescere – e per rimediare ai danni ambientali del passato
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Ci serve il coraggio di rischiare per prenderci cura della salute mentale, specialmente di chi ha più sofferto durante la pandemia – i giovani, di cui la politica non deve ricordarsi solo quando si parla di ordine pubblico e repressione
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Ci serve il coraggio di rischiare per mantenere vivace la nostra economia: per farle creare i posti di lavoro che sono l’ossigeno di un paese – per farci tendere la mano a chi crea ricchezza, quella che alcune forze politiche pensano solo a spendere
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Ci serve il coraggio di rischiare per portare la nostra scuola nel XXI secolo – tenendo sempre a mente che la formazione è l’investimento numero uno per avere vero progresso nella socialità, nella sicurezza pubblica e nell’economia
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Ci serve il coraggio di rischiare per rendere il Ticino un luogo più accogliente, per chi potrebbe venirci ad abitare e per chi potrebbe venire al mondo
Ci serve il coraggio di rischiare, da ultimo, per affrontare tante discussioni scomode. Per affrontare gli argomenti di cui facciamo troppa fatica a parlare. Questioni urgentissime, davanti alle quali la politica sembra spesso in imbarazzo.
Penso al dilagare di uno stile di vita sedentario e dell’obesità. Penso al modo di ripartire la spesa pubblica fra giovani e anziani, a vantaggio dei secondi. Penso al nostro rapporto malsano con la morte – un tema che sembra molto astratto, ma che in questi anni ci ha portati a prendere decisioni politiche molto pesanti, per la vita di molte persone.
Non credo che votarmi sia di per sé un rischio. Fino a oggi sono forse stato un outsider della politica, è vero – ma non sono il candidato monotematico che forse qualcuno si aspettava.
Sono dirigente di un’azienda che fattura molti milioni di franchi, in un settore che ha subito pesanti conseguenze per le restrizioni pandemiche. Ho ogni giorno relazioni d’affari in ogni parte della Svizzera, conosco bene le lingue nazionali e conosco la mentalità elvetica – quella delle zone urbane e quella delle campagne profonde.
La mia vita nello sport mi ha insegnato il valore del lavoro su se stessi. Mi ha insegnato che l’impegno paga, che l’allenamento paga, che la ricerca paga, che il coraggio di rischiare paga. Mi ha insegnato che vivere bene significa «dare il meglio di sé».
Come tutti voi, sono un essere umano completo, e un cittadino che vuole prendersi cura del bene comune. Per questo mi sono messo in lista, e perché credo di potervi portare un messaggio diverso da quelli che la politica vi ripete da anni.
È un messaggio che ho riassunto nell’idea che dobbiamo rischiare – perché rischiare è l’unico modo di assumerci, fino in fondo, la responsabilità delle azioni che ci servono per prosperare, oggi e domani, come individui e come società.
Spero che vorrete accompagnarmi in questa avventura: avrò bisogno di ognuna e ognuno di voi.